La PET (Positron-Emission-Tomography – Tomografia ad emissione di positroni) sfrutta il fenomeno fisico dell'annichilazione delle particelle (positroni ed elettroni) per ottenere immagini tridimensionali (tomografiche) dell'organismo utilizzando radiofarmaci specifici per le rispettive vie metaboliche esaminate.
Il radiofarmaco più utilizzato a questo scopo è il [18F]-FDG (fluorodeossiglucosio) che si accumula nelle cellule dei tessuti in maniera proporzionale all'attività metabolica glucidica (Fig 10).
In particolare le lesioni tumorali presentano un'attività metabolica glucidica tanto più elevata quanto maggiore è il grado di sdifferenziazione e di aggressività della malattia; per questo motivo la PET con questo tipo di radiofarmaco è indicata soprattutto nel follow-up di tumori della tiroide scarsamente differenziati come il carcinoma anaplastico e nei carcinomi differenziati che, nel corso della loro storia, vanno incontro a sdifferenziazione perdendo la capacità di fissare lo iodio e che, di conseguenza sono scarsamente valutabili con le tecniche scintigrafiche che prevedano l'impiego di iodio-131 o iodio-123 (Fig 11).
Tuttavia in letteratura sono stati pubblicati alcuni lavori che dimostrano come una discreta percentuale di captazioni focali tiroidee incidentali di FDG si sia dimostrata essere legata alla presenza di noduli maligni della tiroide, in particolare carcinomi papillari e follicolari (Fig 12).
Immagini per gentile concessione della U.O.C. di Medicina Nucleare – FTGM, Pisa